Nihil.
Mi sembra che questo che è passato sia stato il periodo più lungo senza scrivere nulla su questo simpaticissimo blog.
Si, devo ammettere che la conversione da vecchio blogger a nuovo, mi ha impigrito parecchio; prima di effettuarla ci ho pensato un po' ed il vecchio account non mi permetteva più di accedere per scrivere articoletti.
..E alla fine, poi, la vena scrittoria anche lei si è piuttosto ridimensionata ..forse anche per via del tempo. Non che ora abbia una vita così intensa di avvenimenti, intendiamoci, ma il solo fatto di dover far fronte alle mie faccende domestiche, lavorative, amministrative e sociali in terra straniera ..mi occupa molta RAM.
Ma ora, Domenica mattina, giornata di sole e con un po' di tempo a disposizione, vorrei raccontarvi di un viaggio in treno, che non c'è mai stato e verso luoghi che non sono mai esistiti.
Un albero di rovere ed un ippocastano, poi un po' più a destra una grande vasca per l'irrigazione e campi, campi fino all'orizzonte e qualche paesello sparso.
Dietro di me la stazione, il mio paese e le colline e in lontananza le fasce d'aria rarefatta della cittá. Il treno stava arrivando alla mia destra e l'odore del caffè di tutte le mattine stava svolazzando nei mulinelli di vento, che annunciavano la primavera con leggere tonalità di mandorlo.
Pensavo alle parole di mia madre di quella mattina prima della mia partenza , frasi come; "Se c'è vento tappati il collo!" o "Quando arrivi telefona!" le stesse di quando avevo 18 anni.
Se da un lato è confortante sapere che quello che hai attorno, in fondo, non cambia, dall'altro se sto prendendo questo treno è per questo motivo, ma anche e con più forza, per il suo esatto contrario.
Una decisione presa soltanto una settimana fa e programmata nel tempo necessario per lasciare il lavoro, congedarmi dagli amici e chiudere alcune cose in sospeso da tutta la vita, come rispondere ad una lettera di una vecchia amica lasciata, poi, sui vasi della sua finestra.
E cosi' oggi sono qui, con un bilgietto e tre cambi di treno programmati per arrivare fino al lago, poi scarpe da ginnastica e cioccolata per raggiungere il paesino di pescatori nella sponda opposta a dove passa il treno.
I nuovi binari e la recente elettrificazione della linea rendono il viaggio davvero piacevole, i campi e le case sembrano scivolare in una discesa infinita fino che la stazione successiva non metta di nuovo in bolla la linea dell'orizzonte.
Occese, Castrutto e Polimeni le salta, con mio stupore, essendo paesi anche più grandi del mio, ma comprensibile per via della linea seghettata del confine della provincia; guardando l'orario, i treni della mattina che vanno nel senso opposto si fermano, così come quelli della sera col mio stesso senso di marcia.
Meglio per me, ogni fermata è un ripensamento, un istinto a scendere dal treno e tornare a casa, una proiezione delle mie future nostalgie per il mio letto, per la camera, gli amici, la bicicletta.
Ma il treno in movimento mi conforta così dolcemente che non può che portarmi nel posto giusto. Anche il primo cambio mi da la stessa sensazione, il treno è ad alta velocità ed i 300km/h e le poche fermate aumentano l'ottimismo rispetto al mio viaggio.
L'ultimo treno era un locale, le sue carrozze erano il vanto del regime, ma alla mia vista erano solo dei vecchi pannelli arrugginiti appoggiati sui carrelli.
La locomotiva era un diesel e neppure molto ben regolato: nelle vetture non si poteva respirare per la scia di gasolio incombusto che entrava dalle varie fessure dei pannelli e da alcuni vetri rotti.
In questa parte del viaggio ho pensato a Beatrice, mia ragazza per quasi 6 anni fino a 2 settimane prima, fino a quando qualcosa nella sua testa non ha più funzionato e dopo aver dato la buonanotte ai genitori ha deciso di avvelenarsi con degli psicofarmaci.
Non ha lasciato nessuna lettera, nessuna spiegazione, perché effettivamente non c’era nessun motivo.
Mi era chiaro che viaggiassi per allontanarmi dall'idea di essere stato dentro ad una tragedia e non averla odorata, dalla tristezza che mi da la pazzia, dai ricordi svuotati, dal non capire. Non avrei più voluto pensarci ma il rumore delle ruote sulle giunture dei binari batteva i minuti al contrario, disossava la tristezza dal profondo e la sbatteva sui finestrini e sull’immagine di quell'enorme conca d'acqua che pian piano stava avvicinandosi.
Il lago era li, sotto ai miei occhi, enorme come non mi era mai sembrato, con le sue sponde piene di lillà e glicini...Il pitosforo nei giardini come verde protezione ai giochi dei bambini, gli alti cipressi ed i pioppi dei viali che percorrono le collinette gialle di ginestre e verdi attorno al lago.
Nell’altra sponda si scorgeva appena il paesino che ancora oggi è la mia casa.
A quel punto mi era ancora più chiaro lo scopo di quel viaggio; nascere!
Forse un giorno tornerò indietro, ma per ora l’acqua blu dai riflessi smeraldo mi regala l’oblio che cercavo, i pesci mi danno il lavoro e la sera mi da il riposo.
...in quanto al treno, quello che si scorge lontano, sull’altra sponda, non mi ha mai portato l'illusione della malinconia né la voglia di prenderlo al volo, lo vedo passare e so che porta ad un passato lontano, ma lo guardo ed in un attimo se ne va.
Si, devo ammettere che la conversione da vecchio blogger a nuovo, mi ha impigrito parecchio; prima di effettuarla ci ho pensato un po' ed il vecchio account non mi permetteva più di accedere per scrivere articoletti.
..E alla fine, poi, la vena scrittoria anche lei si è piuttosto ridimensionata ..forse anche per via del tempo. Non che ora abbia una vita così intensa di avvenimenti, intendiamoci, ma il solo fatto di dover far fronte alle mie faccende domestiche, lavorative, amministrative e sociali in terra straniera ..mi occupa molta RAM.
Ma ora, Domenica mattina, giornata di sole e con un po' di tempo a disposizione, vorrei raccontarvi di un viaggio in treno, che non c'è mai stato e verso luoghi che non sono mai esistiti.
Un albero di rovere ed un ippocastano, poi un po' più a destra una grande vasca per l'irrigazione e campi, campi fino all'orizzonte e qualche paesello sparso.
Dietro di me la stazione, il mio paese e le colline e in lontananza le fasce d'aria rarefatta della cittá. Il treno stava arrivando alla mia destra e l'odore del caffè di tutte le mattine stava svolazzando nei mulinelli di vento, che annunciavano la primavera con leggere tonalità di mandorlo.
Pensavo alle parole di mia madre di quella mattina prima della mia partenza , frasi come; "Se c'è vento tappati il collo!" o "Quando arrivi telefona!" le stesse di quando avevo 18 anni.
Se da un lato è confortante sapere che quello che hai attorno, in fondo, non cambia, dall'altro se sto prendendo questo treno è per questo motivo, ma anche e con più forza, per il suo esatto contrario.
Una decisione presa soltanto una settimana fa e programmata nel tempo necessario per lasciare il lavoro, congedarmi dagli amici e chiudere alcune cose in sospeso da tutta la vita, come rispondere ad una lettera di una vecchia amica lasciata, poi, sui vasi della sua finestra.
E cosi' oggi sono qui, con un bilgietto e tre cambi di treno programmati per arrivare fino al lago, poi scarpe da ginnastica e cioccolata per raggiungere il paesino di pescatori nella sponda opposta a dove passa il treno.
I nuovi binari e la recente elettrificazione della linea rendono il viaggio davvero piacevole, i campi e le case sembrano scivolare in una discesa infinita fino che la stazione successiva non metta di nuovo in bolla la linea dell'orizzonte.
Occese, Castrutto e Polimeni le salta, con mio stupore, essendo paesi anche più grandi del mio, ma comprensibile per via della linea seghettata del confine della provincia; guardando l'orario, i treni della mattina che vanno nel senso opposto si fermano, così come quelli della sera col mio stesso senso di marcia.
Meglio per me, ogni fermata è un ripensamento, un istinto a scendere dal treno e tornare a casa, una proiezione delle mie future nostalgie per il mio letto, per la camera, gli amici, la bicicletta.
Ma il treno in movimento mi conforta così dolcemente che non può che portarmi nel posto giusto. Anche il primo cambio mi da la stessa sensazione, il treno è ad alta velocità ed i 300km/h e le poche fermate aumentano l'ottimismo rispetto al mio viaggio.
L'ultimo treno era un locale, le sue carrozze erano il vanto del regime, ma alla mia vista erano solo dei vecchi pannelli arrugginiti appoggiati sui carrelli.
La locomotiva era un diesel e neppure molto ben regolato: nelle vetture non si poteva respirare per la scia di gasolio incombusto che entrava dalle varie fessure dei pannelli e da alcuni vetri rotti.
In questa parte del viaggio ho pensato a Beatrice, mia ragazza per quasi 6 anni fino a 2 settimane prima, fino a quando qualcosa nella sua testa non ha più funzionato e dopo aver dato la buonanotte ai genitori ha deciso di avvelenarsi con degli psicofarmaci.
Non ha lasciato nessuna lettera, nessuna spiegazione, perché effettivamente non c’era nessun motivo.
Mi era chiaro che viaggiassi per allontanarmi dall'idea di essere stato dentro ad una tragedia e non averla odorata, dalla tristezza che mi da la pazzia, dai ricordi svuotati, dal non capire. Non avrei più voluto pensarci ma il rumore delle ruote sulle giunture dei binari batteva i minuti al contrario, disossava la tristezza dal profondo e la sbatteva sui finestrini e sull’immagine di quell'enorme conca d'acqua che pian piano stava avvicinandosi.
Il lago era li, sotto ai miei occhi, enorme come non mi era mai sembrato, con le sue sponde piene di lillà e glicini...Il pitosforo nei giardini come verde protezione ai giochi dei bambini, gli alti cipressi ed i pioppi dei viali che percorrono le collinette gialle di ginestre e verdi attorno al lago.
Nell’altra sponda si scorgeva appena il paesino che ancora oggi è la mia casa.
A quel punto mi era ancora più chiaro lo scopo di quel viaggio; nascere!
Forse un giorno tornerò indietro, ma per ora l’acqua blu dai riflessi smeraldo mi regala l’oblio che cercavo, i pesci mi danno il lavoro e la sera mi da il riposo.
...in quanto al treno, quello che si scorge lontano, sull’altra sponda, non mi ha mai portato l'illusione della malinconia né la voglia di prenderlo al volo, lo vedo passare e so che porta ad un passato lontano, ma lo guardo ed in un attimo se ne va.
..Storiella un po' così, piú degna del blogghetto "Spazio Accessorio" che di questo, ma era molto che non scrivevo qui..!
Saluti.
3 Comments:
Ciao!!! in effetti era un po' che non scrivevi più....!!! E io.. era un po' che non trovavo il tempo neanche di aprire il pc!! Beh...stasera l'ho trovato ed ho anche trovato la tua bella storiella...bravo :)
Finalmente mi sono laureata e ora mi sento un po' vuota ...non ho nulla da fare ..oltre che l'urgenza di trovare un lavoro !!! E sono anche a corto di fantasia .....per ora ti lascio questa poesia cercata ora ora ....
Come un treno
Certo, tutto passa, certo.
Come un treno.
Ma
se riesco,
anche per un istante,
l'istante di una vita,
a salire su questo treno
e ad assaporare il viaggio,
la compagnia,
il paesaggio,
allora tutto quello che passa
non sarà passato
invano.
A presto
ciauuugh
Bentornato Luca!
Aspettavo che scrivessi qualcosa di nuovo e devo dire che ci sei riuscito molto bene. La tua vena scrittoria si sarà anche ridimensionata, ma noto con piacere che non hai perso la tua creatività e la tua capacità di infondere emozioni con quello che scrivi. Complimenti! Ho riletto più volte il tuo raccontino e mi piace davvero molto, con un'ombra di malinconia subito cancellata dalla voglia di cambiare e di "andare oltre".
Da buona amante del mare, al posto del lago ci vedo l'enorme distesa di acqua salata... :-)
Come procede la tua vita lì? Qui tutto come al solito, poche varianti, ma comunque tutto bene.
Ti lascio con queste strofe che mi sono venute in mente leggendo quello che hai scritto; una cosa un po' così.. tanto per aggiungere qualcosa, vediamo se le riconosci:
Sono sul mio treno / dolce movimento / e il cuore guida la mia mano / scrivo piano riflettendo / sul bisogno di cambiare che c'è in me / fuori e dentro me / e ricordo da lontano / la solitudine di ieri / un continuo adattamento / alle curve e al sentimento / all'universo che non si muove dentro me / fuori e dentro me ...
Ciau ciau! Hasta luego!
Lara
Ahh....stavo pensando a poeti piu' o meno contemporanei.. ma é molto piu' contemporaneo di quanto pensassi! Paola Turci, Stato di calma apparente.
Bella canzoncina!
E come procede qui..? ..bene, molto bene direi, a parte un raffreddoretto cronico, forse sono
allergico a qualcosa, chissá, ma il lavoro bene, i preparativi bene ed il resto bene!
E per Valeria..brava trova lavoro ma vedi di tenerti libera per i giorni attorno al 2 giugno eh!
Non capitano tutti i giorni cose di quel tipo!
Tra parentesi c'è una promozione della Vueling, ad esempio per chi parte da Milano il 31 maggio (data che mi ricorda qualcosa!) e torna il 3 giugno si pagano 40 euro andata e ritorno!!! .. pensateci!
Ciau
Posta un commento
<< Home