Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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mercoledì 13 settembre 2006

Tutti in Cina


E' di un paio di settimane fa il viaggio d'affari del presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando in Cina, accompagnato dal sindaco di Genova Giuseppe Pericu e da alcuni esponenti del mondo del lavoro e della cultura della Regione.
Per Romano Prodi, invece, la visita al grande Paese orientale parte oggi dalla provincia di Jiangsu e dalla sua capitale Nanchino.

Non c’è che dire, rispetto al periodo del: “i cinesi non mangiano i bambini, fanno di peggio: li usano come concime!”, il passo in avanti c’è stato, ma quello che risulta chiaro è che stiamo andando a recuperare solo le briciole di un bottino che è stato gia’ spartito da altri.
Il porto di Rotterdam è diventato ormai il centro di smistamento principale dello scambio mercantile tra Cina e vecchio continente e circa il 70% di tutto il traffico di container tra i due continenti è diviso tra il porto olandese e quello di Amburgo.
Una più misera fetta ce l’hanno anche alcuni porti del mediterraneo, come Valencia, Marsiglia e Genova che malgrado una posizione geografica favorevole rispetto ai porti del nord (si calcola un vantaggio di 5-6 giorni di navigazione in meno), non hanno potuto offrire strutture adeguate per ricevere la grande quantità di merci provenienti dalla Cina.
Quindi la corsa dei nostri amministratori è quantomeno un po’ in ritardo, anche se la direzione è quella giusta; se non sai come sconfiggere l’avversario fattelo amico.

La Cina è un enorme sconosciuto per la cultura occidentale, gli anni di Rider’s Digest e di Happy Days ci hanno un po’ intorpidito le menti sulla reale conoscenza di quanto le nazioni che venivano (anche giustamente) bollate come comuniste, hanno realmente rappresentato nella storia dell’umanità.
Ma benché non facciano troppa impressione le date quando si parla di storia di altri, il fatto che la Cina sia unita da 4000 anni non può lasciare indifferenti, soprattutto se pensiamo che la nostra storia, quella dell’Italia unita, non supera i 145 anni.
Però, è proprio questa mole di secoli di storia che scoraggia la voglia di conoscere profondamente la cultura e le gesta di questo popolo (o gruppo di popoli) che, passato attraverso la cinquantina di dinastie, è sbarcato un secolo fa alla repubblica destroide del Kuomingtang con Chiang Kai-Shek, per poi scrollarsela di dosso vestendosi del rosso della repubblica popolare di Mao e sbiadendosi un po’ con l’apertura all’occidente di Deng Xiaoping.
La Cina, poi, in tempi già televisivi ci ha tenuti col fiato sospeso con piazza Tienanmen (e Xiaoping ne sa qualcosa!) per poi cullarci nelle lusinghe religiose del buddismo e dell’ascetismo spirituale dei gompa tibetani, ci ha sbalordito con la costruzione della più grande diga del mondo, sul fiume Azzurro ed ora, nell’ultimo decennio, ci ha invaso con la sua economia funambolica, col brulichio delle sue genti nelle nostre città e con le migliaia di container nei nostri porti.


Allora, se vogliamo vedere le cose un po’ più dall’alto, l’idea che ci si può fare è quella che stiamo avviandoci ad una delle più grandi invasioni economico/culturali della storia dell’umanità e pare che ci si stia preparando ad assorbire il colpo nel migliore dei modi possibili.
Fortunatamente questa invasione sarà dilatata in tempi lunghissimi, la costruzione di qualcosa di solido ha bisogno di tempo e la Cina non è una nazione da “manovrina-bis” ma da “muraglie” economiche e questo dà a noi “invasi” un certo spazio vitale dove ritagliare una piccola economia propria, anche se pendente da qualche mammella della grande Cina.

Anche l’Italia è intenta in questo patchwork, a parte la parentesi del governo Berlusconi, che con grande lungimiranza e finezza politica è riuscito ad irritare un miliardo e mezzo di cinesi con un paio di parole. In quest’ottica siamo pronti ad offrire, come neppure agli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, ogni nostra più piccola risorsa.
Ne è un esempio lampante il progetto di Renzo Piano di ammodernamento del porto di Genova, in cui mi sono imbattuto per caso qualche giorno fa. Un ridisegno completo del fronte portuale per l’ampliamento della superficie di stoccaggio dei container (la maggior parte “Yang Ming” e “China Shipping”). A queto modo la città perderebbe ogni suo più piccolo sbocco al mare a Ponente, si ritroverebbe con un porto lungo 15 km, da Voltri fino alla foce e con uno sfratto importante: l’aeroporto, che dovrebbe essere costruito ancora più in mare aperto rispetto a quello attuale.
Questo è l’emblema di come cambiano le coscienze col divenire della situazione storica, infatti R. Piano una quindicina di anni fa aveva già partecipato alla ricostruzione del porto antico di Genova e con uno slogan dal tono molto ecologista: “restituiamo il mare ai genovesi”, mi viene da pensare che allora tutto sia stato fatto con l’intenzione di riprenderselo con gli interessi...e, per tornare al tema, svenderlo ai cinesi!

Bene, per concludere, è noto che la storia sia una fucina di continui cambiamenti, ci saranno sempre potenze in ascesa, nazioni più piccole che le seguono per riuscire ad avere qualcosa da mangiare anche loro, però quello che mi auguro è che Prodi torni dalla Cina avendo offerto solo le bocche dei porti e non anche altre parti meno nobili, come invece abbiamo sempre fatto durante tutta la nostra storia!



Luca

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ciaooo scriverò alcune cose che sospetto andranno incontro al tuo disappunto :)
Tutto sommato io credo che sarebbe utile l'ampliamento del nostro porto ...perchè come dici anche tu siamo rimasti indietro nel commercio portuale con la Cina e il motivo è che manca lo spazio per altri container . Purtroppo se si vuole galleggiare in questo mondo dominato dall'economia di mercato (ma una volta non si chiamava capitalismo? ) bisogna saper rinunciare (in questo caso) ad un pezzo di spiaggia . Oppure trovare un'altra soluzione ..ma quale?
E poi si ritorna anche all'argomento del terzo valico con i pro e contro che comporta ma che servirebbe per facilitare il trasporto in Europa dei container!!
Guten Tag
valery

24 settembre, 2006 12:33  
Anonymous Anonimo said...

Se continui cosi' dovro' bannarti per sempre dal mio blog! .. ovviamente (non) scherzo!!!

Certo.. una soluzione e' fare questo ampliamento del porto con annessi l'adeguamento della rete ferroviaria e di quella stradale.
Non sono inorridito dalle innovazioni come mi sembra che tu stia pensando, anzi, sono sempre stato affascinato da ciò che di nuovo puo' creare l'uomo..ma.. sono un po' perplesso su cio' che di nuovo possa creare l'uomo italiano al giorno d'oggi.
Si tende a fare tutto di fretta e male, senza valutare troppo i rischi ambientali e senza pensare alle priorità.

Il progetto di Renzo Piano è, secondo me, solamente un enorme sfoggio "volontà di cambiamento" .. non so se lo hai mai visto, ma il fronte marino della città diventerebbe tutta una colata di cemento con sopra almeno 5 o 6 piani di container.
Immaginati Pegli con davanti un ambiente simile a quello di Sestri..addio passeggiata a mare!

25 settembre, 2006 12:16  
Anonymous Anonimo said...

ih ih immaginavo :)
Comunque no ...non ho ben chiaro il progetto di Renzo Piano ....se è come dici tu allora no ..ci vorrebbe un qualcosa di più soft sicuramente :)

ciauuu

25 settembre, 2006 12:43  

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