Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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lunedì 28 maggio 2007

El Sapo


Ultimamente, quasi ogni sera lascio che le mie gambe si sgranchiscano un po' con una corsetta, dopo una giornata di lavoro senza quasi muovermi, è il meno che possa fare per non che mi si atrofizzino definitivamente.
Ieri è stata la volta del monte del Pilar, un parco tra Pozuelo de Alarcón e Majadahonda, alle porte di Madrid.

Sono giorni di pioggia ma verso le 6 della sera, ieri, sembrava promettere tempo un po' migliore. Così dopo essermi cambiato in macchina, ho iniziato a correre inoltrandomi per i sentieri della collinetta, cercando di evitare quelli che più che pozzanghere erano dei veri e propri laghi con tanto di girini e piante acquatiche.
Lasciato il ponte sulla M40 effettivamente si è catapultati in un mondo parallelo, la città sembra lontanissima, per un buon pezzo, si, si sente ancora il rumore dell'autostrada ma fatte un paio di curve e altrettanti rettilinei, regna il tipico rumore silvestre, che poi è un silenzio intervallato dal fruscio del vento tra le foglie degli alberi e pigolati sporadici di qualche uccello canoro.
Gli alberi dei boschi della meseta centrale spagnola sono piuttosto radi ed il sottobosco è quasi del tutto inesistente, eccetto qualche arbustello sparso. Questo tipo di vegetazione da la sensazione di essere un artefatto, anche se poi ti rendi conto che ovunque vai, da Valladolid a Granada, da Toledo a Saragozza, i boschi sono tutti così.

Nel parco non c'era assolutamente nessuno, neppure il padre della mia ragazza che una sera su due ha l'abitudine di farsi quei 4 o 5 km di passeggiata fino al limite comunale di Pozuelo.
Di sicuro la serata uggiosa che era, non invitava nessuno a sgambettare per quelle lande e per convincermi che la maggioranza, a volte, ha ragione, arrivato quasi al fondo del parco, nel punto più distante dalla mia macchina, ha iniziato a piovere! ...Cazzo!

Bene non era poi così grave, le prime gocce danno fastidio, poi ci si abitua e si spera che, bagnato per bagnato, perlomeno venga giù un acquazzone da romanzo, ma ieri ha solo piovigginato.
Comunque per paura di fulmini e di raffreddori ho cambiato rotta e la mia corsa ha preso la direzione che nel gergo dei miei pensieri di ieri si chiamava "Gabbia di Faraday, asciutto".
Andando pensavo a come cambia l'ambiente cambiando la direzione di marcia, malgrado ora andassi verso sud e piovesse, il bosco mi sembrava molto più chiaro. Alla fine ho capito che per via del vento che tirava da nord a sud la parte delle foglie che vedevo era quella inferiore, solitamente più chiara, mentre all'andata mi si mostrava l'altra faccia.
Ho saltato un paio di pozzanghere che all'andata mi sembravano piú piccole, non per la pioggia, ma probabilmente per un po' di stanchezza che stava giungendo.. erano passati quasi 40 minuti da quando avevo iniziato a correre.
C'era un altro paio di laghetti a pochi passi da me, dove il sentiero si restringe e non puoi fare altro che saltarli uno di seguito all'altro. Quasi al limite di staccare la falcata decisiva, da alcune foglie nel bordo tra i due specchi d'acqua, un'enorme palla verde con 2 zampe rette dietro di sé, saltando ha fatto irruzione nel mio campo visivo ed emotivo, tanto da farmi sbilanciare nella corsa, finendo con i piedi completamente in acqua.

Era un rospo, il più grande che avessi mai visto ed era atterrato nella striscia di terra in mezzo alle 2 pozzanghere. Apparentemente mi guardava.
Uscito dalla pozzanghera sentivo i piedi scivolare dentro le scarpe fradice, ma ricordavo un metodo usato da alcuni miei amici quando eravamo piccoli, infilarsi delle foglie nelle scarpe per avere più presa tra la pianta del piede e la suola.
Il rospo sembrava scrutarmi attentamente durante l'operazione, lo guardavo negli occhietti rotondi e neri e sembrava ricambiare lo sguardo verso i miei, dondolava un pochettino e di tanto in tanto emetteva un rumore piuttosto cupo, sembrava che dicesse: "Bah!"
Ripresa l'impostazione da corsa, ho cercato di saltare i laghetti dal lato opposto rispetto al rospo, ma questi con 2 balzi si è messo di nuovo nella mia traiettoria.
Non sono finito di nuovo in acqua per un pelo. Quell'ammasso di foruncoli verdi continuava a guardarmi e ora, sembrava, con fare molto minaccioso.

"Rospetto, vedi di lasciarmi passare eh!" Questo l'ho gridato, non nascondo, con un po' di paura.

A questo punto si è messo a lato, sembrava avermi inteso, però in quel momento ho pensato che si fosse spaventato per il mio urlo. Così ho saltato, il primo, il secondo laghetto e prima di riprendere la corsa ho dato di uovo uno sguardo al rospo; mi guardava.

"Ma che vuoi?..idiota!"

"Yo te dejo pasar, ma ora vedi tu se continuare o no...Sapo que habla es muy raro, no?"

Che brutti brividi ho avuto! Aveva ragione: un rospo che parla è una cosa un po’ strana.
...Una cosa è pensarlo o vederlo alla televisione, sai che è un montaggio e non ti fa nessun effetto, è tutto finto! Ma vederlo li, un rospo, proprio come quelli che da piccolo trovavo sotto la base di cemento dei paracarri ...a parlarmi: era qualcosa di agghiacciante. Poi come mai mi parlava anche in italiano? ...Stavo sognando!
Mi si è avvicinato con un paio di salti ben calibrati: “Ven conmigo!”
“Perché?” Mi sono azzardato a chiedere.
“Perché ci sono alcune scelte da fare nella vita, questa forse è la più complicata.
...Per te cosa vuol dire scegliere?”
Mi era capitato un bel rospetto filosofo.
Ma, malgrado non mi andasse molto intrattenermi con un rospo, soprattutto con quel tono saccente ed inquisitorio, ho risposto.
“Scegliere...bè..se hai alcune possibilità, scegliere è fare una cosa che preferisci ad un’altra.”
”Ah si? E tu preferisci ad un’altra, una cosa che deve ancora succedere? Quello non è scegliere, quello è azzardare! Ora io ti propongo una scelta reale, tu saprai di certo la conseguenza di quello che avrai deciso.
So che hai in programma di sposarti la prossima settimana... Mi dispiace dirti che non ci arriverai. Se te ne vai, se non stai a sentire quello che ho da proporti, morirai non ti sarà possibile evitarlo, un fulmine si scaricherà su di te, malgrado tu possa pensare di scegliere il percorso diverso da quello che avresti fatto..sarà proprio quello che era destino che facessi, quindi, si quieres, seguimi y te cuento!”
..E l’ho iniziato a seguire.

Saltellava davanti a me, in modo autoritario, scendevamo la costa verso una piccola radura, nel frattempo un fulmine si stava scaricando su un albero un centinaio di metri sopra di noi, nel sentiero.

”Eso era el tuyo!”
“Quindi sono salvo?”
“Salvo? Non è detto che si sia salvi se non si muore...comunque qui le cose non si muovono in termini di salvezza. Vorrei raccontarti una cosa.”

Intanto stavamo raggiungendo un recinto d’acciaio dove il simpatico “sapo” mi ha fatto cenno di sedermi su alcune pietre, mentre la pioggia continuava a scendere piuttosto fitta ma senza infastidire eccessivamente.


[Continua...]