Qualcosa, in qualche momento.

Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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giovedì 23 marzo 2006

Alla ricerca del tempo




Ricordo al liceo quando per la prima volta abbiamo letto il brano della Madeleine contenuto nel romanzo di Proust "Alla ricerca del tempo perduto".

..Ero giovincello e i ricordi della mia vita legati ad odori, profumi, immagini e a molti altri fatti accidentali anche non ben definiti, erano ancora tutte cose molto vicine al mio presente e la mia interpretazione e le idee che mi feci sul romanzo erano sicuramente parziali.
Ma la sensazione di ciò che era "passato", era gia' la stessa che ho adesso.

C'è una certa impalpabile sofferenza in noi nel tornare indietro nel tempo e ricordare la nostra vita passata, sia che si vada a scavare nel ricordo dei momenti peggiori, sia che l'immagine che ci arriva in testa possa appartenere ad uno dei migliori momenti della nostra vita.
Perchè?
La risposta più diretta che posso dare è che la nostra mente soffre per la morte del tempo, del tempo che fu.
Ogni ricordo, sotto la forma di una scarica elettrica contenuta nei dedali del nostro cervello, non è altro che la cicatrice di un momento preciso della nostra vita, un briciolo di quello che è stato, registrato per sempre in qualche antro sperduto della nostra memoria.
La sofferenza arriva quando non abbiamo piu' il riscontro diretto del mondo richiamato dal ricordo, allora la nebbia ci avvolge, il ricordo si bagna di malinconia e il pensiero ci racchiude in noi stessi in un improbabile ritorno al passato alla ricerca di appigli tramite i quali riportare alla mente qualche sensazione.

Però quando è una Madeleine, o il profumo delle rose, o una melodia che ci ravviva la memoria, il ricordo non dovrà rincorrersi nel passato ma parte della sensazione di qualche attimo ci è riportata direttamente da uno dei 5 sensi. Allora avremo la sensazione che in qualche modo, qualcosa di quel tempo ci sia ancora, ben viva nel mondo e la nostra mente non soffrirà del vuoto attorno al ricordo e anzi, potrà goderene ancora una volta.

"..E subito, meccanicamente, oppresso da quella giornata uggiosa[..]mi portai alle labbra un cucchiaino di tè nel quale avevo lasciato che si ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le biciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi sua causa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della ivta, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell'amore, colmandomi di un'essenza preziosa: o meglio, quell'essenza non era dentro di me, io ero quell'essenza[..]Da dove era potuta giungermi quella gioia così potente?[..]
Giungerà mai alla superficie della mia coscienza lucida quel ricordo, quell'istante remoto che l'attrazione di un identico istante è venuta da così lontano a scuotere, sollecitare e sollevare nel mio io più profondo?[..]

E tutt'a un tratto il ricordo è apparso davanti a me. Il sapore era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray, quando andavo a dirle buongiorno nella sua camera da letto, zia Lèonie mi offriva dopo averlo intinto nel suo infuso di tè e tiglio"
(Marcel Proust)


Oggi il profumo della primavera e una foschia che permeava la vista su Genova dal Righi, sono stati la mia Madeleine, ma ho la certezza che il ricordo che sta venendo a galla, non sia di qualcosa di successo realmente, ma sia la memoria di qualche pensiero sul mio futuro, avuto in passato...


giovedì 16 marzo 2006

I Fogli del Premier



16 marzo

Ho l'esclusiva, sono riuscito ad avere uno dei fogli di appunti che il nostro premier ha scritto nel faccia-a-faccia con Prodi.
Non posso riferirne la provenienza, ma voglio condividere con voi questo documento che definirei "storico" per la sua profonda valenza politica ed intellettuale.





Fatene buon uso!


21 marzo


Vorrei integrare il post con una nuova pagina degli appunti del nostro amato premier che mi è arivata proprio ieri da internet.
Probabilmente questa appartiene ad una fase avanzata del dibattito, quando ormai gli animi erano accesi, considerando anche il contenuto da cui, se vogliamo, possiamo evincere una sommessa insofferenza da parte del premier per le parole della controparte.





Adeu!

venerdì 10 marzo 2006

Equazioni


-La nostra vita ha una durata.
-La nostra vita ha una direzione, dal passato verso il futuro.
-L'intersezione tra passato e futuro la definiamo Presente.

Dati questi principi vado, di seguito, a formulare un teorema che riordina il concetto di eternità rapportato alla figura del tempo percepita dall'entità Uomo.
Partendo da un presupposto originario che vede l'elemento conoscitivo e elaborativo dell'uomo, che è il cervello con le sue diramazioni periferiche denominate "Sensi", dotato di una visione dell'esistenza esterna ad esso, non distorta, si possono tracciare alcune linee fondamentali sulla percezione del tempo e dei suoi rapporti con la materia e lo spazio in cui il tempo stesso giace e si evolve.


  1. La materia non è statica, ma la sua esistenza è rapportata al tempo. Possiamo quindi enunciare che la materia "è" , solamente se relazionata al tempo.
    Perciò: Materia1=K x Materia / Tempo Dove Materia1 è la nostra percezione della materia e K è un fattore molto complesso che fa riferimento a tutte le posizioni assunte dalla materia in funzione del tempo e dello spazio [K(x,t)].
  2. Il tempo non è percepito dall'uomo
  3. Lo spazio non è percepito dall'uomo
  4. K x Tempo x Spazio .. è un'entità percepita dall'uomo. Spesso si pone un punto 0 (zero) nel quale si puo' approssimare il valore K per poter ricavare alcuni valori di spazio e tempo, questo punto zero è pari al Limite per T che tende a -presente (il segno meno è per indicare la direzione da cui arrivano i valori) di F(T)

F(T) non è altro che la funzione che regola la nostra esistenza in ogni sua più piccola manifestazione, una funzione complessa, dalle poche variabili ma che compaiono in forme e modalità diverse.
L'integrale di F(T)dt da T = - oo a T=0 (zero) (cioè un punto infinitesimamente prima del presente) è un'area che identifica la sfera di ciò che siamo, mentre quello che va da 0 a + oo indica la sfera di cosa saremo, che a sua volta è legato a doppio filo alla sfera di ciò che siamo.

Questa fa pensare ad una variabilità vincolata della funzione rispetto al punto fisso T(zero) perciò: "F(t)[per t<0] = F(t) x Z(x,t)[per t>0]"
Z (x,t) è a sua volta una funzione che tiene conto di molti fattori tra i quali, la causalità degli eventi e la fluttuazione del tempo nei confronti degli eventi stessi.

Arriviamo ad un concetto di infinità incapsulata. Non si può considerare l'eternità senza considerare noi stessi racchiusi in un confine temporale e spaziale, oltre il quale si staglia l'infinito temporale (eternità) e l'infinito spaziale. Per questo, le due entità sono internamente incapsulate dalla nostra sfera di esistenza e per conclusione non sono nè infiniti nè eterni avendo una vacanza nel punto zero (il presente non è infinito) e avendo quindi un confine in quel punto.

L'eterno, allora, è percepito come tutto ciò che non siamo, e tutto ciò a cui non riusciamo ad arrivare, ma, per paradosso, siamo interamente composti da esso e lo limitiamo.

Per questo, parlando di noi stessi e del nostro divenire possiamo definirci:
Pezzi di eternità che si muovono su pezzi di infinito.

(...Per scrivere qualcosina dopo una settimana di "silenzio"
Saluti a tutti)



venerdì 3 marzo 2006

Il suono del Mediterraneo

(Penseri Abbozzati)


Dispersi nella nostra vita adulta, nel nostro lavoro, nei pensieri che fluttuano dentro di noi, a volte come minaccia, a volte come semplici idee di una vita migliore, spesso naufraghe nelle nostre esistenze ed a volte orfane persino di noi stessi.. salpiamo ogni mattina diretti nell’oblio di vite non nostre e immersi nella terra dei nostri padri, ma a noi sempre più ignota.
Proprio la terra che sempre è stata nelle radici di ogni nascita, oggi è sempre più parte di un mondo esterno a noi, accessorio e per questo perde il suo valore, fino a diventare, in alcuni casi, una semplice incidenza.

Stamattina, in macchina, ascoltavo Sirtaki di Pino Mango e quello che sto scrivendo adesso, in maniera un po’ confusa e disordinata, è derivato da quel momento sonoro della mattinata lavorativa.
Sirtaki ha un suono che non ti lascia dubbi, arriva direttamente dai fianchi di quelle montagne bianche che danno sul blu del mare della Grecia. Anche solo a immaginarla, sei accecato da questa duplicità cromatica direttamente dipinta dal sole con pennellate di vento, ma quando nei tuoi occhi, il verde intenso degli alberi di ulivo si intromette in quello scenario, le sue tinte ti rassicurano: “Sei ancora sulla terra”.
Dopo Sirtaki era la volta di Lei verrà e quel mare profondamente blu è rimasto lo sfondo impercettibile di un infinito campo di grano ingiallito dall’estate e le scene del film “Io non ho paura” hanno iniziato a passare per la mia testa.

Pian piano il mare ha ripreso corpo, e l’ho incontrato nel Tigullio, una delle sue massime espressioni, dove il blu della Grecia è solamente un po’ meno imbiancato dalla spoglia pietra ed è rinchiuso tra le pareti verdeggianti di una terra che quello che concede, te lo fa scivolare tra le mani nominandolo a bassa voce.
Poi ho riascoltato Sirtaki e non mi sono sforzato ad immaginarla nello scenario del Mar ligure.
Il suono del Bouzouki, sembra interpretare benissimo il frangersi delle onde sugli scogli di Punta Chiappa oppure il riflesso del sole nell’azzurro del mare che si intravvede tra gli ulivi, scendendo per il sentiero di San Rocco di Camogli.

Allora è lui, il Mediterraneo ad avere il suo suono, è lui che accoglie nella sua culla la coscienza delle persone e che infonde della sua atmosfera anche terre molto lontane tra di loro.. e tinge di un vicino esotismo ogni tratto di costa attorno al suo letto blu.
...Ed è lui che spesso, dispone i nostri animi a comprendere come il nostro sogno che un giorno era vivo, non abbia mai smesso di ritornare a noi portato dalle onde..ed i riflessi sopra ognuna di esse non siano altro che note che il suo bouzouki sta suonando per noi!

“ ...E mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei..”
(Leo)


Lu