El Camino de Santiago Parte Decima
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El Camino de Santiago Parte Decima
El Camino de Santiago Parte Decima
Santiago de Compostela
Santiago de Compostela |
Il 21/06/2010 ci svegliamo relativamente presto per i canoni
dei vacanzieri, ma tardi per le ore cui ero (eravamo) abituato(i). Non riesco
bene a quantificarlo ma attorno alle 8/8,30. Andiamo a cercare il luogo dove
farci suggellare con la Compostela. Lasciamo gli zaini in un guardaroba
cittadino ed iniziamo la coda (io e
Mario) in su per gli scaloni dell'Ufficio Episcopale. Dopo un quartino d'ora
siamo dentro, io mi prendo la mia bella Compostela, Mario solamente il diploma
perché dice di aver fatto il pellegrinaggio solo per accompagnarmi e di non
aver avuto nessun motivo spirituale. Io sì, ma senza specificare di che spirito
si parlasse.
Sepolcro di Santiago |
Usciamo, compriamo qualche souvenir e ci dirigiamo alla
cattedrale per “l'abbraccio al Santo”. Entriamo dalla Porta Santa e facciamo un
percorsetto che ci porta al busto aureo
del buon Matamoros, che domina il "retablo" dell'altare maggiore. Gli do due
pacche sulle spalle e proseguiamo il percorso che ci conduce al di sotto del
busto dove sono conservate le presunte spoglie del Santo Pellegrino in un'arca
aurea. Tutto attorno è oro. 2000 anni fa non si era detto che la povertà era
una ricchezza... O sbaglio?
Usciamo ed è l'ora di andare a prendere le cose all'albergo
e metterle in macchina (sono le 12) io rientro in chiesa per vedere la messa in
mio onore (e nell'onore delle altre centinaia di pellegrini presenti). Gli
altri vanno all'albergo, non riescono ad entrare perché la chiesa è overbooked. Sulle scalinate dell'entrata laterale c'è una fiumana di gente enorme che aspetta di poter entrare. Sarà a causa dell'anno del giubileo di Santiago, ma sembra davvero una giornata speciale, malgrado sia un lunedì.
Alla fine della messa c'è lo spettacolo del Botafumerio, ovvero un incensiere
enorme che da secoli viene agitato sopra le teste dei pellegrini. In passato
serviva per sovrastare l'odore che gli stessi pellegrini lasciavano nella
cattedrale durante la notte, dopo milioni di passi con le stesse scarpe. Anni
fa, infatti, si poteva passare l'ultima notte di pellegrinaggio nella
Cattedrale. Ora non è più possibile, ma la tradizione del Botafumeiro è rimasta
per animare la parte finale della messa ed ormai è uno dei simboli della
cattedrale.
Botafumeiro |
Faccio foto e video, anche se alcuni fraticelli cercano di
impedirmelo. Aspetto i miei vari parenti all'uscita, nella piazza dell'Obradoiro. Dopo un po' appaiono Mario ed Elena. Mario entra in
chiesa. Noi aspettiamo perché abbiamo ripreso gli zaini e non è permesso
entrare con bagagli. Quando esce cerchiamo di entrare noi. Non ci fanno passare
dalla porta principale ed inizia ad essermi (maggiormente) antipatica la classe
clericale spagnola, in particolare ed, in generale, tutta.
Entriamo dalla porta secondaria e facciamo un giretto assieme all'intero. Una volta usciti raggiungiamo gli altri due ed andiamo a smontare le biciclette per
caricarle in macchina. Mangiamo ad un paio di palazzi di distanza dall'albergo
ed altrettanto dal ristorante di ieri. Si mangia… normale. Né bene, né male.
La prima parte del viaggio dormo. Quando mi sveglio siamo
quasi in Castiglia, il paesaggio lo preannuncia facendosi sempre più secco. Il
carattere dei paesi inizia a perdere quella spennellata nordica ed oceanica che
avevo incontrato avvicinandomi alla Galizia dal nord.
Sembra che a sud sia la Castiglia ad addentrarsi nelle valli della Galizia o forse è solo una questione di punti di vista.
L'idea del Cammino, dell'insonne libertà della pedalata (mah!) va un po' scemando e prende già posto nella nebulosa aurea dei ricordi.
Il mio pensiero va ancora una volta a Saint Jean Pied de Port. All’inizio di tutto. Mi rifaccio la domanda che per giorni ha vagato tra i miei pensieri senza mai essere risolta fino in fondo: perché, sono venuto qui?
Mentre le praterie rinsecchite segnano l’inesorabile allontanamento dal luogo che ha animato i miei ultimi mesi di vita, la risposta volteggia nell’aria a cerchi sempre più chiusi e vicini, ed è accompagnata dalla forte sensazione di aver fatto questo viaggio per averne ascoltato il richiamo, magari non così trascendente da motivare una Compostela all’onor religioso, ma neanche totalmente profano e che nel suo echeggiare va ad intrecciarsi in un paradosso ricorsivo rispetto alla domanda iniziale, “perché ho fatto il cammino?” la risposta è “perché sono stato chiamato qui per farmi delle domande, tra le quali questa".
Certo… e le risposte sono arrivate?
Qualcuna sì, ma le domande non credo abbiano sempre bisogno di una risposta immediata. Credo che quello che ho vissuto in questi giorni coverà come braci nella mia vita futura per ravvivarsi nel momento giusto, quando qualche venticello passerà a disturbare il loro letargo. O così è come mi piace vederla.
Machado scriveva: “Caminante, no hay camino. Se hace camino al andar”, ossia, parafrasando: non c’è un motivo per quello che fai, il motivo lo trovi facendolo.
Proseguiamo ancora un po’, fino a quando il richiamo è
quello dello stomaco. Ci fermiamo in un “autogrill” x vedere la partita della
Spagna contro l'Honduras e “picar algo”: chorizo, morcilla, queso en aceite,
altro tipo di chorizo e di nuovo morcilla. E' il primo giorno d'estate ed io
bevo la mia prima birra dopo quasi un anno, momento storico!
Sembra che a sud sia la Castiglia ad addentrarsi nelle valli della Galizia o forse è solo una questione di punti di vista.
L'idea del Cammino, dell'insonne libertà della pedalata (mah!) va un po' scemando e prende già posto nella nebulosa aurea dei ricordi.
Il mio pensiero va ancora una volta a Saint Jean Pied de Port. All’inizio di tutto. Mi rifaccio la domanda che per giorni ha vagato tra i miei pensieri senza mai essere risolta fino in fondo: perché, sono venuto qui?
Mentre le praterie rinsecchite segnano l’inesorabile allontanamento dal luogo che ha animato i miei ultimi mesi di vita, la risposta volteggia nell’aria a cerchi sempre più chiusi e vicini, ed è accompagnata dalla forte sensazione di aver fatto questo viaggio per averne ascoltato il richiamo, magari non così trascendente da motivare una Compostela all’onor religioso, ma neanche totalmente profano e che nel suo echeggiare va ad intrecciarsi in un paradosso ricorsivo rispetto alla domanda iniziale, “perché ho fatto il cammino?” la risposta è “perché sono stato chiamato qui per farmi delle domande, tra le quali questa".
Certo… e le risposte sono arrivate?
Qualcuna sì, ma le domande non credo abbiano sempre bisogno di una risposta immediata. Credo che quello che ho vissuto in questi giorni coverà come braci nella mia vita futura per ravvivarsi nel momento giusto, quando qualche venticello passerà a disturbare il loro letargo. O così è come mi piace vederla.
Machado scriveva: “Caminante, no hay camino. Se hace camino al andar”, ossia, parafrasando: non c’è un motivo per quello che fai, il motivo lo trovi facendolo.
Verso Madrid |
Intervallo della partita, ci rimettiamo in macchina. Il II
tempo lo guardiamo in un altro baretto. Prendo un caffe-e-latte con una
“magdalena”
Attorno alle 23 arriviamo a Pozuelo (Madrid) e finisce
definitivamente l'epopea del pellegrino. Anche se quella dei 10 giorni a venire
(le ultime righe le sto rimaneggiando il 03/07/10 da Pontedecimo) sarà una
simpatica permanenza tra Madrid e Navapark (Avila) con giretti in bici, nuotate,
mangiate, bevute, terme, passeggiate e partite a chinchon (tutte perse!).
Per dovere di cronaca, Mario partì il 22 con un aereo per
Pisa. Lo accompagnammo all’aeroporto Elena, Jesus ed
io e ci salutò con movenze un po’ rigide.
2 Comments:
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