Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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martedì 31 luglio 2012

El Camino de Santiago Parte Settima


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  El Camino de Santiago Parte Settima

  Sesto giorno di viaggio
Astorga - Vega de Valcarce

Partenza da Astorga
18 giugno 2010.
Parto da Astorga più o meno alle 7,30. La tratta prevede il superamento di una catena di monti piuttosto alti, passando per la Cruz de Ferro (in galiziano), il punto più alto del camino, 1500 mt e uno dei punti cardine del pellegrinaggio. Per poi scendere nella verdeggiante regione del Bierzo.
Murias de Rechivaldo - Cicogne
A qualche chilometro da Astorga faccio una sosta presso la chiesetta Ecce Homo, dove bevo da una fontanella, timbro la credencial e prendo qualche immaginetta. Proseguo per il cammino e mi incrocio con vari paesetti, che immortalo con l’immagine dei loro campanili invasi dalle cicogne. 
Nel frattempo il cammino lungo la meseta, si fa sempre più vicino alle catene montuose che per intimorire il viandante, sfoggiano ancora qualche po’ di neve sulle cime. In men che non si dica, mi ritrovo a salire.
L’ambiente si diversifica, c’è già un sapore differente rispetto alla cara e vecchia Castiglia. Si iniziano a vedere le case a base circolare e coi tetti di paglia tipiche della zona e i fianchi dei monti si rivestono di un manto fitto di alberi ed arbusti. In salita faccio qualche pezzo di cammino ma è poco praticabile dalle biciclette, soprattutto se gravate dal peso dei bagagli. Così mi butto sulla strada carrabile.
Foncebadon - Tipica costruzione
Poco prima di arrivare a Foncebadon raggiungo e aiuto uno spagnolo un po’ spampanato, che tra l’altro incontrerò anche in seguito. Aveva un freno che toccava nella ruota, gli ho prestato una chiave esagonale e mi ha ringraziato parecchio. Poco più avanti, passato il paese (dove mi fermo per fare qualche foto) c’è un’italiana di una ventina d’anni e piuttosto bella che spinge la bici e mi chiede: “ma come fai?” (ad andare in su di qui così spedito) io penso: “ma come fai a sapere che sono italiano?”. Dice che la bici gliel’hanno data nell’albergue perché aveva delle ciocche ai piedi. Già che, alla fine, la bici la sta spingendo, quella che doveva essere una gentilezza le ha solo che peggiorato la situazione! I suoi genitori stanno continuando a piedi per il camino. La saluto e riprendo con la speditezza di prima. Poi incontrerò lei e i genitori sulla sommità del monte. Intanto i boschi lasciano il posto ai pascoli ed alle mandrie di bovini pascenti.
Arrivo alla Cruz de Ferro. Metto ai piedi della croce una pietrina portata da San Cipriano,
Cruz de Ferro
nascondendola un po’ al di sotto delle altre. Un triestino fotografa la croce, sbuffa e, rivolgendosi a me, dice: “Spazzatura... Questa è spazzatura. Leon, Burgos, quella sì che è arte, ma questa è spazzatura!” Si riferisce al fatto che i pellegrini accumulano pietre ed attaccano effetti personali alla croce e ne risulta un accumulo un po’ disordinato, ma, io credo, non così scellerato. Ho una discussione con lui sul tema, ma è un povero microcefalo e lascio perdere... Nel frattempo la partita (ricordo: Ita – N. Zelanda) sta finendo. Riprendiamo il cammino, che inizia a essere tardi, sono quasi le 6 pm. Continuo in seguito.
Bene, scrivo dal futuro. È già il 22/06/10 e sono a Madrid. Sono, ovviamente, già arrivato a Santiago e... bene, con una frase già sfruttata in precedenza dico: “andiamo con ordine”. Eravamo al 18/06/10 sulla Cruz de Ferro. Scendo e mi sollazzo alla vista della lunga discesa che mi aspetta verso Ponferrada, dove ci incontreremo di nuovo col buon vecchio fratello. Scendendo, la temperatura si fa apprezzabile, ma tengo ancora il K-way. 
Pascoli scendendo verso il Bierzo
Mi fermo un po’ a El Acebo, nella piazzetta. Ci sono un po’ di inglesotti che parlano ad alta voce un po’ alticci, all’apparenza. Bevo e faccio rifornimento d’acqua nella fontana della piazza che dà su un grosso trogolo e, rifocillato, riparto. Mi rifermo un paio di volte. La prima a metà discesa: capovolgo la bici e do dell'olio nelle parti mobili per diminuire un po' gli scricchiolii. Poi, più tardi, quasi a fondovalle, nel paese di Molinaseca. Come già quelli che lo precedevano, il paese inizia ad avere un carattere piuttosto galiziano. Le case hanno i tetti d’ardesia e nelle facciate prevale il bianco, ma siamo ancora in Castiglia.
Valle del Bierzo - Ponferrada
C’è, inoltre, un bel ponte pseudo-medievale ed una chiesa dalle forme abbastanza simili a quelle viste per tutto il Camino, ma con una sua identità, se non altro perché è molto massiccia ed è edificata in una posizione dominante sul paese.
Pian piano mi si staglia davanti e caratterizza sempre più la regione del Bierzo con la sua atmosfera bucolica e tranquilla. A qualche km da Ponferrada mi fermo per assaporare bene l’atmosfera autoctona e, per avere almeno un piede nella mia italianità, rubo un po’ di frutta dagli alberi. Questa tipologia di furto, però, non può essere considerata reato, essendo il perché ultimo, l'essenza e l’arché del ciclista o, meglio, del cicloturista. Comunque, per non divagare nella filosofia spicciola, rubo ciliege, un po’ acerbotte d’aspetto, ma dolcissime e buone. Sono in mezzo ad un vigneto, mi ri-sorpassano alcuni pellegrini che avevo superato in precedenza e mi chiedono se le ciliege sono buone. “Mmm... not so bad!” Riparto e ne approfitto per prendere una vietta traversa ed andare a cambiarmi la tenuta invernale. Il tempo, a questo punto, è piuttosto bello e caldo.
Segnavia
Scendo verso Ponferrada avvicinandomi alla città per la via dei pellegrini che una volta nel piano diventa larga e retta. Seguo parallelo al fiume per poi girare sulla destra e passare sopra al ponte medievale  che mi fa entrare direttamente nel centro storico... O comunque non nella parte più moderna.
Ponferrada è una bella cittadina. Un castello che fu la sede spagnola dell'Ordine dei Templari, domina l'abitato da una collinetta che anticamente doveva essere in posizione piuttosto decentrata rispetto alla città. Oggi il castello, assieme ad un parco, è l'anello di congiunzione tra il centro storico e quello moderno e rendono il passaggio tra le due realtà piuttosto naturale. Ma questo è soggettivo, la mia guida parla di netto contrasto... Che in effetti c'è, ma lo definirei “naturale” più che “netto”.
Come dicevo qualche giorno fa, mi metto a scrivere all'ombra, su una panchina di pietra nei portici della Plaza del Ayuntamento (Plaza Mayor?). Prima telefono a mia madre e poi a Jesus (suocero).
Ponferrada - Castillo de los Templarios
Quando inizio ad appassionarmi alla scrittura del diario di bordo mi interrompe un'arzilla vecchietta che mi “importuna” facendo discorsi su religione, lingue, nazionalità e tante altre cose in modo un po' svampito ma tutto sommato sembra una brava persona e mi addentro nei suoi meandri discorsivi. E' una galiziana di A Coruña, ma non ha accenti. Dice di aver lavorato in Inghilterra e di essere contenta quando può parlare in inglese con qualche turista (non è il mio caso).
Riesco a togliermi dalla morsa locutoria della donna e vado verso la stazione per vedere a che ora arriva il fratelloide. Invece, alla fine, aveva preso l'autobus, però per qualche strano caso mi appare nel piazzale davanti alla stazione. Arriva con una bicicletta comprata al Carrefour per 90€ ed un berretto da ferroviere francese, dice lui, col quale farebbe un gran bel figurone al Gay Pride di San Francisco, con tutto il rispetto possibile per la categoria tirata in ballo.
Si aggiunge un pellegrino
Da qui, quindi, inizia il suo Camino, a 202,5 km da Santiago e comincia il mio rallentamento. Prende la credencial all'Hospital del Peregrino, facciamo qualche foto e partiamo.
Le piane ondulate del Bierzo lentamente lasciano il posto ad un ambiente più montano. Arrivando a Villafranca del Bierzo ho la stessa sensazione di quando sono arrivato a Saint Jean Pied de Port; un avamposto montano nella valle, testimone di future salite e sforzi sui pedali. Infatti da qui si inizia a salire per arrivare fino all'alto del Poio, a 1335 metri.
A Villafranca vediamo, arrivando, il castello e la chiesa romanica, dove un uomo di una settantina d'anni ci pinza ed inizia a parlare della storia della chiesa e della Collegiata di S. Maria. Incontriamo di nuovo anche Frank (l'avevamo già visto a Ponferrada ed avevo visto la sua bici parcheggiata di fianco alla mia a Leon).
Nella piazza prendiamo un latte-e-caffè e ripartiamo. Io mi fermo a fare qualche foto alla Collegiata e ad un ponte antico uscendo dal paese, dico a Mario di andare avanti, ma sbaglia
Villafranca del Bierzo
strada. Chiedo a due donnotte se per caso avessero visto uno in bici, ma dicono che di lì non è passato nessuno. Lo chiamo al telefono, sta arrivando. Lo aspetto e ripartiamo.
Arrivo a Vega de Valcarce col fratello stremato. Ci facciamo dare indicazioni per l'hostal.
Il paese non ha troppo: l'albergue, qualche casa e qualche baretto non troppo ben disposto a sfamare i pellegrini e dagli osti non troppo simpatici. Nel bar dove mangiamo, il barista/ristoratore sarebbe da menare per l'inospitalità. Vediamo molta gente mangiare ai loro tavoli e chiedo: “Possiamo sederci qui per mangiare?”, indicando un tavolino che avevo al lato. Il barista dice che a quell'ora non si può mangiare. Ma come...? E tutti quelli che mangiano? La cucina è chiusa! Ma beh, non serve una cucina per un panino, no...? È un bar! I panini sì! A malincuore ci fa i panini, mio fratello guarda una qualche partita in tv ed io mi scoppio anche 2 cochecole.
Dormo con i tappi nelle orecchie, Mario si butta in letto vestito perché non ha sacchi a pelo. Gli do comunque una copertina blu, corta e leggerissima, un reperto del viaggio di nozze in Messico.
Albergue de Peregrinos - Vega de Valcarce

  
 (Continua nei prossimi giorni) 


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