Qualcosa, in qualche momento.

Per tutti quelli che, fermandosi a contemplare il tramonto per quei cinque minuti da quando il sole inizia a toccare l'acqua a quando scompare completamente, sono riusciti, anche solo che per un attimo, a sentire il ribollire del mare all'orizzonte.
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domenica 22 luglio 2007

L’incendiario



É un peccato che certi reati si paghino, spesso anche con pene più forti della propria colpa.
Lo dico perché io...una bella testata in piena faccia, prendendo tra labbra e naso, ad un certo Federico Jiménez Losantos..la darei!
Non da fargli proprio male, ma da lasciarlo un po' allibito; presentarmi sorridente, dirgli che seguo tutte le mattine la sua trasmissione, poi avvicinarmi e... Tonk!

10 minuti sono quelli che tardo per arrivare al lavoro la mattina ed in questo tempo la mia autoradio si sintonizza sulle frequenze della COPE, che altro non é che la radio della Confederazione Episcopale Spagnola. Lo so, lo so, chi mi conosce penserà: questo ragazzo va in Spagna da "progressista" (non so più come definirmi) e torna democristiano... No, assolutamente no!

Per spiegare questo fenomeno devo tirare in ballo un mio zio buonanima, che alcuni anni or sono mi diceva che tutti i giorni seguiva Studio Aperto, quando ancora Liguori la faceva da padrone.
Zio Lino, questo era il suo nome, era un comunista di quelli di vecchia data, ma perdersi il telegiornale di Italia1, gli dispiaceva un po’. Gli faceva venire parecchia rabbia sentire le minchiate che diceva il direttore/giornalista del Tg, ma alla fine era un piacere poterla sfogare tutta mandandolo a quel paese e dicendogli a più riprese quanto lo considerava idiota, senza che lo speaker, peraltro, potesse rispondere.
Gli dissi che anche io, più o meno facevo lo stesso con Liguori, ma anche con Fede, Ferrara e tutta quella schiera di personaggi venduti.
Oltretutto sentire sempre e solo quelli che hanno le tue idee non é così conveniente.

Oggigiorno, in questo mio periodo spagnolo, continuo nell'impresa con Federico Jiménez Losantos, un giornalista che ha molto a che vedere con Giuliano Ferrara; un passato da comunista e dissidente di Francisco Franco, entrato poi in polemica con i separatisti catalani (e per questo gambizzato) per poi finire a metá anni 80 nelle file (come simpatizzante) del Partito Popolare.
Da alcuni anni é il front-man della radio dei vescovi spagnoli, la seconda radio piú seguita del paese dopo la "cadena Ser" che é di tendenze piú sinistreggianti e che proprio ieri ha perso il suo fondatore, Jesus de Polanco, stroncato da una grave malattia.
Losantos tutte le mattine conduce la trasmissione La mañana ..la mattina e con la sua voce da prete sadico da orfanatrofio, spara a zero sulla sinistra, su Zapatero e su chiunque non la pensi come lui, con un turpiloquio tale che persino Sgarbi, al confronto, sembra Gigliola Cinquetti.
É arrivato a dare del "Maricòn" ossia "frocio" al segretario del Partito Popolare, perché secondo lui é troppo pacato. I giudici gli hanno persino proibito di usare alcune parole eccessivamente volgari, anche se lui non ha mai tenuto conto dell'ordinanza.
La cosa più grave che gli si può imputare, però è molto più seria. Alla fin fine parlare male, trattare male le persone, è nell’ordine delle cose, sei uno schifosello se lo fai, ma cambia poco l’entropia dell’universo.
Quest’uomo invece incita alla violenza, fomenta l’odio. Alcuni lo chiamano “L’incendiario” ed è esattamente il nome che gli avrei dato io.
Prende un argomento per l’orecchio, può essere di qualsiasi tipo, molto spesso sono notizie riguardanti l’ETA (il gruppo terroristico basco), che tra l’altro gli sarà molto grato perché il terrorismo, quello che vuole è che si parli di lui e Losantos lo sta facendo tutte le mattine su scala nazionale. Ebbene, pesca l’argomento dal suo repertorio, lo grida, lo dilata, lo fa odiare alle persone, proclama i colpevoli e li condanna, da la sua sentenza verbale: “Zapatero dovrebbe stare attento quando passeggia per strada,” ha urlato una mattina, “con tutto il male che sta facendo al nostro Paese!”
Qualsiasi argomento, anche il più sciocco diventa il caso nazionale del momento, un qualcosa per cui il cittadino deve ribellarsi e per il quale, sempre, la colpa la tiene il Presidente del Governo.
Effettivamente è esattamente l’analogo di Ferrara una voce al servizio di una qualche parte politica... in entrambi i casi la destra, anche se le due persone hanno un profilo completamente diverso, come sono diverse le destre nei 2 stati.
La destra in Spagna è molto più marcatamente nazionalista, tradizionalista e cattolica di quella italiana. Ha raggruppato in sé gran parte della vecchia dirigenza franchista ed è tendenzialmente un’accozzaglia politica tenuta insieme dal tradizionalismo. Ha molto a che vedere con quello che era la DC, ma con meno frange di sinistra, non ha mai avuto un Aldo Moro o un Zaccagnini.
Losantos appare esattamente come una “sudorazione” di questo partito: fa leva sul sentimento popolare, corporativo e nazionale delle persone, le sue orazioni sono piene di detti e proverbi contadineschi e di quartiere, per ottenere consensi immediati: come si può dar torto alla saggezza popolare?

Molti dicono che il clima di oggi in Spagna sia molto simile a quello che c’era negli ultimi tempi della Repubblica, quello che ha portato alla Guerra Civile.
Io ovviamente allora non c’ero, così come non ero qui 10 anni fa, non posso fare comparazioni, ma quello che vedo è che il livello di tolleranza tra le due visioni è davvero basso, i vari movimenti separatisti sono più rivendicativi che mai e vengono presi come pretesto di scontro politico, inoltre le innovazioni di Zapatero non vengono assolutamente digerite dalla parte più conservatrice e cattolica della popolazione.
Fortunatamente il fatto che oggi la Spagna stia avendo sviluppo economico fortissimo e che ci sia un’Europa alla quale tutti sentiamo di far parte, fa sì che non si accendano tutte le micce disseminate dai vari Losantos e che, tutto sommato, le parole forti della mattina, siano raffreddate dai molto più seguiti programmi del “corazòn”.

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giovedì 12 luglio 2007

San Fermín


Sono i giorni di San Fermín, de la Fiesta e degli “Encierros”.
Pamplona, il capoluogo della Navarra, nel nordest della penisola iberica diventa il fulcro della cultura tradizionale spagnola o meglio del suo lato più sanguigno e che più la caratterizza all’estero; quello delle corride.
Ogni mattina, per una settimana, nelle vie della città si celebra l’encierro, ossia una cavalcata che inizia nei corrales dove i tori passano la notte e percorre più di 800 metri nel lastricato delle calles di Pamplona per arrivare fino alla plaza de toros, dove vengono rinchiusi i tori(da qui encierro) fino all’ora della corrida.
Se non fosse che davanti a quelle bestie ci sono migliaia di persone che corrono e molte delle quali vengono amorevolmente incornate dagli animaletti, questo spettacolo non avrebbe quel gran seguito, ma stando come stanno le cose, é uno dei momenti “culturali” più seguiti in Spagna, persino le corride che si svolgono nel pomeriggio, alla fine, passano in secondo piano.
Ma la festa comprende tutto e tutto é un compendio al toro e a chi lo riesce a sfidare e ad averne la meglio.
Una prova di forza che ha le sue radici nell’antica Roma nei suoi spettacoli pubblici e che ancora oggi, in epoca di rete mondiale, di globalizzazione o detto meglio.. di “plastificazione” di tutto ciò che ci circonda, da ancora un senso di appartenenza selvaggia alla terra che ormai é davvero lontano dalla nostra vita quotidiana.

In questo clima di fiestas de toros , di encierros e desencierros, un paio di giorni fa, le ruote della mia bicicletta hanno girato un po’ per le campagne che attorniano la valle del Tietar, un fiumiciattolo che scorre a cavallo tra le province di Avila, Madrid e Toledo, ossia nel bel mezzo delle due Castiglie.
Sono giornate di un’estate ancora un po’ primaverile; l’aria si rinfresca ancora molto di notte ed il sole non ha ancora completamente arso il verde delle praterie.
In questa atmosfera che invita all’attività fisica, l’altra sera ho iniziato a percorrere la stradina che dal paesino scende fino al rio, seguito da Elena che però ha preferito muoversi con il motorino, data una slogatura del piede (!)
Avevamo deciso di arrivare fino ad alcuni trogoli che si trovano a qualche chilometro di distanza risalendo per uno sterrato piuttosto lungo e quasi piano che attraversa un paio di paesotti.
Arrivati al bivio per Navahondilla, dove c'è la sede del comune, abbiamo proseguito ancora per un centinaio di metri, ma dietro ad una curva e completamente nel mezzo del nosro cammino si stagliava un’orda di tori ruminanti e malintenzionati, perlomeno d’aspetto piuttosto minaccioso.
Abbiamo deciso quasi all'unanimitá (io ero indeciso) di non proseguire ed abbiamo dirottato per la chiesetta di Navahondilla. Da quel punto parte uno sterrato che avevo percorso già un’annetto fa, un cammino che unisce Navahondilla alla frazione di Navahonda e passa per dei pascoli con una vista sulla valle imperdibile, soprattutto al tramonto. Il motorino non puo’ percorrere quella via e così mi sono avventurato solo.
Effettivamente, malgrado fossi partito già un po’ stanco, quella strada, la bellezza della natura e l’atmosfera fresca del tramonto, mi stavano restituituendo gran parte delle forze, mi sembrava di avanzare piuttosto velocemente e di respirare sempre meglio.
Peró la strada non la ricordavo così bene ed ai luoghi familiari ho iniziato a lasciargli qualche chilometro di distanza. Ma volevo continuare, d’altronde anche se salivo un po’ troppo, sicuramente ci sarebbe stata una strada che porta al paese.... ma arrivato quasi sul cucuzzolo, c’era la seconda mandria di tori, sempre in mezzo alla strada ed il primo di loro non aveva nient’altro da fare che guardarmi storto. Neanche da dire; la mia bicicletta ha cambiato direzione da sola.
Ora...non è che io abbia una paura particolare per quelle brave bestie, ma non le conosco così bene, non so se quel guardar male significhi qualcosa di negativo oppure sia un modo per manifestare la propria stima.. nel dubbio, in quell’occasione, ho voluto ripercorrere i miei passi e trovare la strada giusta più a valle. Ed in effetti alla fine era molto più a valle ed era un po’ mimetizzata da qualche arbusto che toglieva la vista salendo, ma non scendendo, percio’ preso il sentiero mi sono ritrovato nella via dei pascoli. E come dice il nome, arrivato in cima alla costa e proprio in mezzo alla strada, c’erano quei simpatici pachidermi neri a pascolare.Cavolo, che mi debbano bloccare tutte le strade mi sembra una cattiveria da parte loro!!!..In più stava rabbuiandosi.
In un primo momento ho cercato di passare dai prati, ma non era conveniente, loro vanno piuttosto lesti in mezzo all’erba ed in più poco più in basso ce n’era un altro bel gruppetto, così ho deciso: gli passo in mezzo! D’altronde perché avrebbero dovuto incornarmi?
Poi, non l’avevo visto subito data la mia vista non del tutto aquilina, ma in mezzo a loro c’erano dei cavalli che brucavano tranquillamente l’erbetta quasi muso a muso con i tori...allora non c’era dubbio non avrei corso nessun pericolo.
Il primo gruppo di torelli, neri ed enormi, al mio passaggio si era spostato, bene, mancavano un paio di tori e poi rimaneva solo il gruppo di animali misti.. quindi più tolleranti. Passato il secondo gruppo, avvicinandomi ai cavalli, si iniziava a palpare nell’aria un po’ di agitazione, i cavalli al mio passaggio, hanno iniziato ad impennarsi e nitrire come impazziti, al che tutti gli altri cavalli, anche quelli più distanti hanno cominciato a correre in giù per il prato lasciando soli una decina di tori a guardarmi, sconcertati ed agitati...Non so bene che possano aver fatto dopo, se hanno corso anche loro dietro ai cavalli, se mi sono venuti dietro, se sono rimasti fermi a mangiare, non so, so solo che in un paio di minuti ero a Navahonda e che faceva molto più caldo di prima.

Questo è stato il mio primo san Fermin in Spagna e senza volerlo, l’ho proprio festeggiato col toro e fortunatamente l’ho passato incolume, all’encierro di questa mattina, a Pamplona, ci sono stati sette feriti gravi, tra i quali un messicano, un tedesco ed altri di varie nazionalità.
L’italiano, per questa volta, l’ha scampata.

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venerdì 6 luglio 2007

Mah!



Che l'operato del governo Berlusconi rasentasse il grottesco, questo era sotto gli occhi di tutti, persino all'estero gli umoristi avevano di che guadagnarsi il pane nel calderone della politica italiana, ma con l'andare dei giorni questa cappa di grottesco si sta sollevando sempre piú e lascia intravedere quello che é stato realmente il regime della destra berlusconiana.
D'altronde a chi non gli era arrivato l'odore giá nel lontano 1994 di quello che sarebbe potuto succedere? Bene, io questa puzza la sentivo eccome.
Oggi sappiamo delle intercettazioni telefoniche e degli atti di spionaggio da parte del SISMI a danno della Magistratura italiana, ed é delle ultime ore la scoperta di un dossier, con tanto di nomi in codice stile Unione Sovietica anni 60 e riferimenti a 007 stranieri, commissionato dalle destre sempre al SISMI e che tratta di una presunta cospirazione ad opera dell'allora capo di Stato Maggiore dell'areonautica, Tricarico, ordita per affondare il governo Berlusconi.
Per inciso, il dossier sembra edito da un bambino di 3 anni.
Articolo Repubblica
Per non parlare delle vicende G-ottesche del 2001 che pian piano affiorano e che fanno capire quanto si preannunciasse zelante il governo che si era appena insediato.

Per fortuna siamo scampati da questo brutto incubo, siamo stati lo zimbello politico d'europa e questo era solo il velo comico che rendeva il nostro premier e la sua compagine, in un certo modo, innocui agli occhi di molta gente, persino a quelli dei suoi colleghi/avversari della sinistra.
...Scampati... effettivamente ho usato una parola un po' grossa, dobbiamo ricordarci che il nostro parlamento é comunque pieno di gente incapace (nella migliore delle ipotesi) e messa li solo per fare numero e che di politica non ne sa nulla (anche qui, nella migliore delle ipotesi).
In piú ...e questo é effettivamente un problema grande, siamo arrivati alla politica delle promesse, o meglio, siamo ritornati, perché é esattamente quello che succedeva negli anni 50.
Il problema é che oggi l'unica cosa che rimane nell'immaginario del politico non é quella di come ricostruire l'Italia del dopoguerra, ma dare dei "contentini" al cittadino risolvendo parzialmente qualche tema dello sventolatissimo "programma", senza risolvere i problemi gravi che ormai stanno diventando cronici nel nostro paese.

-Riforma delle pensioni
-Riforma elettorale
-Sblocco delle infrastrutture.
-Riforma sanitaria
-Emigrazione
-Riforma dell'istruzione
-Lotta all'evasione

Questi sono solamente alcuni punti, ma per risanare l'Italia si dovrebbe prendere in mano il vocabolario e cominciare dalla A (A, Abate...) …e non bisognerebbe neppure aspettare che lo facciano per noi i vari Follini, Pecoraro Scanio o Bondi.